ABOUT ME

Capita a volte, quando sei piccolo, di sentirti strano.
Ti senti fuori dal mondo, sei vivace, sei ANCORA felice, non sei stato influenzato da tutte le puttanate del mondo…ancora.

All’asilo capita di essere sgridato dalla suora per colpa di qualcun altro e capita di sputarle in faccia, perché già allora non lo ritieni giusto, quindi capita di essere legato alla colonna con le scarpe legate alle orecchie, ma più che vederla come una punizione e un’umiliazione come ogni bambino, la vedi come una sconfitta per loro e una vittoria per te e ogni 5 minuti chiedi semplicemente:

”Suora…mi dice lei quando ho finito?”

Sempre all’asilo capita di avere due amici con lo stesso nome, ma secondo te i loro cognomi non si adattano bene ai loro volti, quindi li inverti e quando ti correggono non sei d’accordo, perché i loro nomi sulle loro facce ti danno fastidio.

Ancora all’asilo, che è stato leggermente traumatico, capita di fare un disegno libero e tu disegni dei mostri con lo sfondo viola, fai l’OTTO con i due cerchi e quando ti chiedono di colorare delle palline sul foglio, ogni riga un colore, tu le colori TUTTE diverse perché sta meglio e per punizione salti la lezione di ginnastica.
Risultato: convocata mia mamma.
Conseguenza: confezione di cornetti Algida offerti alle suore, mi tengo dentro i mostri e il viola e disegno dei cazzo di pesci con lo sfondo azzurro, rifaccio le palline colorate in fila, disegno l’OTTO senza staccare la matita…ma poi ne coloro l’interno con due colori diversi per non dargliela vinta.

Capita che alle elementari impari da solo a suonare la tastiera e fai il concertino di Natale all’oratorio calcolando il suono che possono fare i tasti in base alla loro distanza, anche se a scuola non riesci a calcolare 2+2.

Capita, sempre alle elementari, che la maestra entra facendo dieci minuti di discorso sul fatto che è arrivata la psicologa per una bambina , ci chiede di far finta di niente perché per quest’ultima è un disagio, ma quando l’analista entra, ti saluta chiamandoti per nome come un vecchio amico, poiché sono già tre anni che sei la sua sfida più grande.

Una scena alla Bart Simpson col Diavolo.

Capita che proprio all’analista, pur essendo piccolo piccolo, racconti quel cazzo che vuole lei per farla contenta, ma capisci che devi farlo stando attento alle parole altrimenti capisce, quindi fai la parte di quello problematico che poi cambia grazie a lei, che si sente appagata.
Quando te ne vai perdi la fiducia per gli adulti professionisti.

Capita che durante la prima confessione, al prete  on dici solo i peccati, ma gli chiedi spiegazioni sugli aspetti della tua religione che non ti sono chiari, ma quando hai finito capisci che non li ha chiari anche lui o forse non se lo aspettava.

Alle medie capita di star sui coglioni ad un professore solo perché non ridi alle sue battute di merda mentre gli altri lo fanno…ridi invece quando scopri che tuo fratellino, ventun’anni dopo, sta sui coglioni allo stesso professore per lo stesso motivo.

Alle superiori capita di crescere, ma purtroppo seppellisci la tua personalità per adeguarti, capisci solo dopo che non te l’aveva chiesto nessuno.

Poi a lavoro incontri lei, che è come te e pensavi non esistesse una persona così…tutte le tue menate vanno a puttane.
Ecco…lei ci sarà per sempre. La tua personalità torna. Infatti è un casino…

Non ti si nasconde un cazzo, nemmeno le feste a sorpresa, ogni volta che qualcuno ti parla cerchi di dedurre e capire il suo mondo e siccome lavori in un negozio, parli con duecento persone al giorno e la sera non sei una persona tanto piacevole.

Poi ti riprendi, molli tutto e ricevi una telefonata dall’ospedale.
Mentre parli al telefono, tua moglie capisce… ma ne esci (tagliamo corto) e capisci tante cose della vita.

Per questo…capita di essere d’aiuto a tanta gente…ed ecco che inizia la fase del “pagliaccio triste”, la storiella del tipo che va dal dottore perché è triste e quest’ultimo gli consiglia di andare dal pagliaccio del paese, ma il tipo gli dice:”ma dottore…sono io il pagliaccio”.
Va beh…magari meno triste.

Poi mille cose nuove e mille vecchie che purtroppo ritornano.

Poi capita di fermarti e pensare, anzi, fermarti e non pensare.

Quando è un po’ di tempo che la tua mente non “smacchina”, capisci che ti manca…e allora decidi di sfruttare questa “tua” cosa e trasformarla in un lavoro…però boh… perché non è che azzecchi sempre le scelte, anzi…

Ora sono un po’ stanchino.

E’ come se l’Universo si stia prendendo gioco di me, non ho fatto nulla di male, eppure ho un karma negativo, anzi…un karma ironico.

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